Auto sportiva, ovviamente; blu aziendale, naturalmente.
Orologio importante al polso, sguardo sfacciato,
sorriso sornione, chiacchiera blasé. Gemelli nelle occasioni speciali, fede al
dito anche in quelle che lo son meno. Tributi convincenti all’oroscopo che
ripaga con la massima benevolenza delle stelle in ricchezza, fama, prestigio.
Trasudi potere da maschio alfa, di quel genere
per cui metà della popolazione femminile si strapperebbe le mutande ad un solo
cenno e l’altra metà mente. Il politicamente corretto va a farsi benedire davanti
all’erotismo atavico, arcaico e fatale che sprigioni. Niente che implichi una
relazione umana vagamente accettabile: solo un rimescolamento di ormoni, una
bomba atomica di lussuria e maledizioni. Maledizioni come quelle che tiro a me
stessa per averti immaginato alla guida, essermi inebetita a guardare la scena
in slow motion e aver iniziato a provare una vaneggiante lascivia alla quale i
miei neuroni, nutriti a pane (gluten free) e femminismo si ribellano con forza.
Che fosse la gioventù a renderti irresistibile?
La bellezza da dio greco, con tutti i muscoli in vista; il cipiglio del Marine
nel taglio di capelli cortissimo; l’abbronzatura da surfista californiano strategicamente
messa in risalto dall’essere sempre vestito di banco; sigaro e cicchetto per puro
edonismo: semplicemente perfetto. Intossicavi con il tuo profumo di tabacco e
cioccolato, davi alla testa come una vodka russa. Ammutolivi il pubblico con
una carica erotica fuori dal comune ancora prima di scegliere chi sarebbe stato
il destinatario della stessa. “Una notte con te può cambiare la vita”, ripeteva
il coro della tragedia che si consumava sotto i fuochi d’artificio del tuo ego.
E aveva ragione. Quella bellezza abbagliante si è spenta con gli anni, ma è
stata sostituita da qualcosa di ancora più ancestrale: l’incarnazione del
potere. Quel potere che hai sempre bramato e che tiri via a morsi da chi ti
circonda. Tu te ne nutri e il sapore di quel sangue si pregusta anche sulle
labbra di chi ti desidera. Seducente per vocazione, necessità e destino, coltivi
quella malìa per essere osannato e voluto, per fare e disfare vite con uno
schiocco di dita. Una specie di malsana pubblicità anni ‘50 in cui precipiti sì
nel vuoto di un grattacielo ma poi, con noncurante presuntuosa eleganza, fumi
l’ennesima sigaretta arrotolata con le illusioni. Altrui.
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