giovedì 2 luglio 2020

Stay with me


Sogno un amore come quello di Marina Abramovich e di Ulay. O meglio, sogno la fine di un amore da romanzo, come è stato per loro.
La fine delle relazioni è, generalmente, un mix grottesco assai. Non è che si decide di partire insieme per un ultimo viaggio, attraversare la muraglia cinese a piedi, lasciarsi alla fine del percorso facendo ancora pochi metri mano nella mano, non rivolgendosi più la parola. Niente che sia sopra le righe, al massimo un po’ radical-chic.

Rivedersi dopo anni, tanti anni, di silenzio. Rincontrarsi non per caso, ma per scelta, ad una performance dal vivo di lei.

La Abramovich accoglieva chiunque volesse sedere di fronte a lei per alcuni minuti, a patto di non dire una parola e di guardarsi negli occhi. Persone in fila attendono il proprio turno. A sorpresa, fra queste, Ulay. Marina è visibilmente meravigliata nel ritrovarselo davanti, pronto ad accomodarsi su quella sedia. Lì per lì, ci ho sempre letto un’ombra di sconcerto, sul volto di lei.
Almeno, è come avrei reagito io. Non puoi difenderti mentre sei su quel palco e lui le gioca un tiro un po’ mancino, dai. Tuttavia, son tutti e due senza rete, senza protezioni e in balia dei propri sentimenti. Forse è per questo che il volto dell’artista si distende subito. La commozione è totale, scorrono le lacrime. Piangono, Marina e Ulay. Io non credo sia dispiacere e neppure rimpianto. È la commozione del ritrovarsi – due che si conoscevano nell’anima – e del perdersi di nuovo, inesorabilmente. Son le lacrime di chi si guarda negli occhi, ma guarda per davvero, mettendosi a nudo una volta di più. Accarezzando i ricordi con indicibile tenerezza.

Nella mia testa, pur non essendo una gran fan della Abramovich, quei due in quel momento esatto rappresentano l’icona degli amanti perfetti. Senza vincoli e senza nodi, ma legati da corde invisibili e potenti. Non hanno bisogno di parole, né per lasciarsi ne’ per stare insieme. Un legame indissolubile eppure sbagliato, che non può sopportare le provocazioni della vita. Che resta, nonostante tutto. Che causa lacrime e costernazione, pietà e affetto pur senza che ci sia una promessa, un domani o un presente. Che esiste per una manciata di minuti e poi scompare di nuovo, ma esiste – e lo fa urlandolo al mondo con tutta l’intensità di cui è capace. Tutto l'amore che c'e', c'e' stato e ci sara': se hai amato qualcuno una volta, continuerai ad amarlo per sempre.

Trovatemi qualcosa di reale e di più romantico, se ci riuscite. Non c’è, non vi affannate. E il video di Marina Abramovich che incontra di nuovo Ulay rimarrà come l’archetipo più compiuto di tutti gli amanti del mondo.