martedì 16 ottobre 2012

Sorelle in Pentola? Fratelli in formaggio!

Da bambino non amavo i formaggi, ma diventare adulti significa scegliere e ad un certo punto scelsi di avere gusti diversi da mia sorella.
La grande illuminazione fu a Parigi quando caddi in trance per i fumi di una "fromagerie" nei pressi del mio ostello e passai direttamente dall'astemia al caprino. Intimamente continuo a odiare la parola (formaggio, bleah!) ma ho imparato a non lasciarmi fregare dalle etichette.

Al mio riscoperto amore per i derivati del latte si è aggiunto, ultimamente, il cosiddetto "downshifting": per cui, in omaggio a ciò, il formaggio ho provato a farlo da me.
Trattasi, nella fattispecie, di ricotta.
La ricetta, come nella migliore tradizione meridionale, me l'ha data mia madre che, a sua volta, l'ha copiata dalla tv.

Per ogni litro di latte, aggiungete un cucchiaino di sale, e poi mettere sul fuoco.
Prima del bollore, con il termometro ad 80° - io il termometro non ce l'ho e ho semplicemente visto quando qualche bollicina cominciava a salire dal fondo - aggiungete 2 cucchiai di aceto bianco per litro e lasciate raffreddare.
Riportate quasi a bollore, mettete il coperchio e aspettate che si freddi. Si formerà un siero giallo e si vedranno dei grumi a galla, questa è la ricotta. Versate il tutto su un telino per filtrare il formaggio.

Alla fine avanza un bel po' di latticello. Gli italiani non sanno cosa farsene, quindi le risorse in rete sono scarsissime. C'è chi lo usa per i biscotti, in molti per concimare e rinvigorire le piante, ma nel mio caso:
  1. ne è avanzato troppo per farne biscotti a meno che non voglia cominciare a venderli;
  2. sono sempre a dieta;
  3. il mio pollice verde è caduto col moncone ombelicale, a pochi giorni dalla nascita.

Le ricerche in lingua inglese (latticello=buttermilk) invece, hanno portato a risultati decisamente migliori.

Ho raccolto i dati più interessanti per voi. Il latticello si può conservare per circa 3 settimane in frigo e per 3 mesi in freezer; può essere usato per marinare carni bianche e pesce, ottenendo un effetto "frittura" nel caso di cotture al forno.

Esiste, poi, una zuppa dolce tipica Danese che a qualche food blogger ricorda molto la cheese cake, quindi immagino sia allucinogena. Scherzi a parte, avevo già deciso di non preparare dolci, quindi non l'ho provata, e mi sono orientato per il pane, che con il latticello viene morbidissimo!
La ricetta, vi avviso, è molto nordica. Si tratta di soda bread o pane irlandese con farina di farro.
Da notare che cup, spoon et similia sono unità di misura standard nel Regno Unito - non gli basta guidare a sinistra? - quindi vi conviene acquistarle presso un qualunque negozio di cose per la casa.

Oppure andate a casaccio come ho fatto io, traducendo alla lettera: cup=tazza; spoon=cucchiaino... poco ortodosso ma funzionale.
Il procedimento è velocissimo e il risultato è ottimo.
Infine, trattandosi di pane irlandese, può anche entrare di diritto nei post di questo blog!


Etimologicamente parlando: Mi piace la ricotta ma non faccio il ricottaro.
(maledetti Squallor)

Il termine "ricottaro", colui che fa la ricotta, è inteso nell' immaginario napoletano come di chi trae lucro dallo sfruttamento altrui. Quindi il termine viene correntemente usato per intendere "pappone", "cozzaro" in puglia o "magnaccia" nel lazio. Il termine è ormai entrato a far parte della lingua italiana nel senso di zotico, incivile, rozzo. Luigi