martedì 30 giugno 2020

Tick Tack. Tick Tack.


La terza stagione di Dark è terminata. Dark è terminato. Vedere Dark è un’esperienza immersiva notevole. Non solo per il grado di concentrazione richiesto nel tenere a mente le innumerevoli connessioni familiari ma anche a causa del mood nel quale mi fa sprofondare per qualche giorno almeno.

Dark fa pensare allo scorrere del tempo – implacabile – e alle svariate possibilità di fronte alle quali si è messi giorno dopo giorno. Alle costanti “sliding doors” che determinano la nostra vita. Io, che di base sono ammalata di saudade, ci vado a nozze, divorzio e mi risposo pure con questo genere di sentimenti.

E visto che non c’è due senza tre, ho messo su Tiziano Ferro e Adele. Come a dire, meglio deprimersi per bene, senza scampo. Il mio pezzo preferito di Adele è “When we were young”:

“Let me photograph you in this light
In case it is the last time
That we might be exactly like we were
Before we realized
We were sad of getting old
It made us restless.”


Un po’ il mio manifesto di vita, ecco.

Potessi fare esattamente quello che mi aggrada, metterei la canzone a loop per ore (come faccio sempre quando qualcosa mi ossessiona) e piangerei a dirotto. Tuttavia, ho una spalla di agnello in forno che chiede di essere rosolata a puntino, mia figlia che mima qualcosa dalla finestra del salotto chiedendo attenzioni, mio marito che chiede info disparate.

Io, mi chiedo che fine hanno fatto gli anni trascorsi. Le persone che li hanno popolati, la maggior parte delle quali non ho fatto in tempo a immortalare in una foto. Pensate che io e la mia migliore amica avremo sì e no una decina di foto insieme, eliminando quelle dei rispettivi matrimoni, nonostante ci conosciamo da oltre 20 anni. Una lunga serie di ex fidanzati non hanno neppure quelle.

Nascondo le prove delle mie relazioni. Non che debba, è che mi capita.

E così, non ho fotografie da guardare per ripensare a ciò che è stato e più non è. Per ripescare luci e persone di quando ero (più) giovane. Ho quello che scrivo e tutto quello che ricordo, che è generalmente dettagliatissimo e accurato, ma ho pochissime immagini stampate a supporto. Tutte mentali. Che importa. Saremo sempre diversi da quell’ultima foto scattata. Sempre diversi da quell’istante che abbiamo scolpito nella memoria. Saremo sempre altro.

C’è un’istantanea di me alla quale sono particolarmente affezionata. Uno scatto rubato, in cui al centro della scena non ci sarei neppure io.. La quintessenza dell’attimo fuggente. Me l’ha scattata una persona che non fa più parte della mia vita ma che è stata fondamentale in uno dei miei momenti di passaggio; in un luogo che era il mio “non-luogo” preferito ma nel quale non metto piede da anni; nella quale appaio castana e non bionda, come mio solito, per l’erronea convinzione di piacere di più a quello che era il mio fidanzato dell’epoca; circondata da amici di cui ho perso quasi tutte le tracce; ad ascoltare musica che non trovo più interessante da parecchio; vestita di celeste per un vecchio vezzo che mi serviva a ricordare un amore passato. Un abisso tra la me di ora e la me di allora. 

In mezzo: decenni, figli, lauree, matrimoni, pandemie, crociere, Usa, espatri, rientri a casa, delusioni, certezze, Stoccolma e il Giappone. Troppe persone che vanno via.

Non vi preoccupate: ora mi riprendo. Metto su Cohen.

giovedì 11 giugno 2020

Blu Notte

Ho deciso di regalarmi un profumo nuovo. Vabbe’, non faccio vita sociale – grazie pandemia – ma e’ lenitivo per l’anima indossare una fragranza.
Un po’ di shopping on line qui, un po’ li’… no, ma non puoi acquistare un profumo senza averlo mai annusato e poi - bam! La tranvata. E’ che Oscar Wilde aveva ragione: tu puoi crederti salvo e forte quanto ti pare, poi basta una nota di colore in un cielo mattinale, un odore che avevi dimenticato e che ti porta sottili ricordi, il verso di una lirica caduta nell’oblio, una musica che non suoni da tempo, insomma: da cose come queste dipende la nostra vita.

E la mia, per un certo periodo di tempo, e’ dipesa anche da una specifica acqua di profumo, Blu Notte di Bulgari. Era una sorta di malattia. Conservavo stick profumati nei libri e nei diari. Andavo in giro e ne spruzzavo generose quantita’ sui miei vestiti. Son arrivata al punto della nausea, per il profumo e per la persona che era solita indossarlo. Blu Notte fa parte della mia memoria olfattiva, insieme a Fahrenheit e a Chrome di Azzaro.

Poi c’e’ mia cognata. Vedo poco mia cognata, causa lontananza geografica, ma ogni volta che ci incontriamo non posso fare a meno di notare il profumo che indossa. Non vi nascondo che ne ho comprati diversi tra quelli che è solita usare tuttavia, come funzionano su di lei, su di me, mai. Mia cognata sembra sempre essere uscita da una nuvola odorosa, pure dopo una giornata di lavoro. Arriva, e lascia il segno. Anche nel mio portafogli, che in genere si alleggerisce un po’ al duty free sulla strada del ritorno. E pero’, non riesco mai a ottenere quell’effetto travolgente che - evidentemente senza neppure rendersene conto – ottiene lei.

Fortuna che mi avvio per i 40 e che ho imparato a tenere a bada le mie ossessioni. Non vado piu’ a impregnare pagine di diario con la scusa di voler comprare un regalo, non vado piu’ nelle librerie a leggere libri a scrocco e evito anche di stalkerare le persone per scoprire se possiedono vaporizzatori portatili per rinfrescarsi sulla strada di casa. Certe cose, vanno lasciate all’immaginazione…