giovedì 10 aprile 2014

Napoli Londra, un sabato qualunque

Un volo di routine, il Napoli-Londra delle 16 e 35. Almeno per me, che frequento la tratta varie volte l'anno. Stavolta niente ingorghi ai metal detector, niente da segnalare al controllo passaporto. Si comincia al gate con un grande classico: la fila "all'italiana". Che fila poi non è: si tratta piuttosto di un mucchio umano che si muove con andamento gelatinoso. A gomitate conquisto il mio posto, lato corridoio, ma la  felicità dura poco. Le due file avanti sono occupate da un gruppo di scalmanate tra i 28 e i 42 anni in viaggio-annuale-per-sole-donne. Le signore credono di essere le protagoniste di "sex and vomero city" in abiti scadenti e inglese alla Biscardi.
"No, la valigia non te la do" dice una  all'hostess che voleva riporla nella cappelliera; mentre un'altra fa : "Il telefono non posso spegnerlo, devo fare il video, v-i-d-e-o (è inglese, accidenti!) per mio marito".

Non ci si ferma neanche davanti alla richiesta di allacciare le cinture: "A Sharm non le ho mai allacciate, senza che insisti, bionda", riferito ad una sempre più allibita assistente di volo.
Ma il momento "misure di sicurezza a bordo" è senza precedenti. Lo steward, di spalle alle "signore", offre l'angolazione ideale e il migliore assist per apprezzamenti da sexual assault, coordinati ai gesti esplicativi della capobranco, alzatasi per l'occasione. Immancabile, infine, la foto ricordo, al posteriore, intendo.
Vi risparmio le discussioni di cui, mio malgrado, non sono  riuscita a perdere neanche una parola(ccia).
Il clou, tuttavia, è all'atterraggio quando una si ricorda di soffrire  di claustrofobia e comincia a urlare in preda ad un attacco di panico. Le amiche le fanno scudo con fair play al grido di: "Everybody sit down", chiaramente ignorato dai più. Nel caos una  voce si leva: "Sorella, stai sbagliando proprio, tu in aereo non ci dovevi venire". Saggezza popolare spiccia, ma pur sempre perle ai porci.

Non crediate finisca qui. Anche sul Londra Belfast mi sono sentita a casa, nonostante fossi l'unica sobria a bordo.
L'hostess, come una maestrina agli alunni indisciplinati, ha dovuto redarguire metà dei passeggeri, minacciando di negar loro l'imbarco per un anno al successivo coro da stadio.

Mi sono informata, si può fare.

martedì 4 marzo 2014

Italia sogna e sogna Italia

Che poi, diciamocelo, basta poco a scatenare la fantasia. Una mano in tasca, l'aria un po' spavalda, un sorriso sornione e qualche parola ben calibrata. Potenza dell'immagine che rimanda l'idea che chi è lì è perfettamente a proprio agio, padrone della situazione. Puoi sedurre una donna o una nazione. Sì, mi piace un leader politico che seduce. Mi piace la costruzione di un "principe" machiavellico specie se non si tratta del solito "uomo forte".
Un esempio, eccellente perché incompiuto, ce l'ha fornito Kennedy. Gli perdoniamo "Happy birthday Mr. president" e non per invidia ma per genuina simpatia. Se Berlusconi ha fatto innamorare per un desiderio di emulazione stavolta il meccanismo è meno perverso.

Ha a che vedere con la creazione di un nuovo mito. Il quale, se ben raccontato se ben interpretato, rappresenta un'arma vincente per la leadership. D'altra parte questo strumento acchiappa-consenso non deve parlare alla razionalità. Quando ti innamori puoi perdonare un fallimento. Anche una dimenticanza o un difetto.
Quella mano in tasca potrà esser stata una strategia di comunicazione o un riflesso personale ma, in entrambi i casi, è l'aria strafottente -solo un poco, solo il giusto- ad aver catturato la mia attenzione. Il meta-testo si svincola da rughe, cerone, doppiopetto; dimentica il contenuto, il linguaggio, la parola e costruisce l'icona.