sabato 26 settembre 2015

Rovine metropolitane - Cronache dall'Italia

Questa città ha un'anima vorace. Ti prende, ti stritola, schiaccia, sputa via. Incontro persone mediamente infelici che cercano un disperato modo per fuggire da questa condizione. Tuttavia, tali sono le circostanze di vita italiche per cui qualunque compromesso da accettare qui diventa sopportabile. Almeno c'è un compromesso da dover ingollare.

La gente in metro è immersa nella realtà virtuale degli smartphone come in tutte le metro del mondo ma qualunque espressione facciale è assente, l'empatia si misurerà in "emoticon tanto al chilo, grazie". Sarà la mia particolare condizione di neo madre ma subito ho notato che non si vedono bambini. Nulla è a dimensione umana, figurarsi girare con i piccoli. Non c'è spazio per loro: bisogna correre, correre, correre. Roma è una città sorniona e indifferente. Un piccolo "inferno dei viventi" sovrappopolato di gente con ottime intenzioni ma deluse dalla vita.

Ci si rassegna ad atavici disservizi ma anche al nuovo degrado. L'ipercompetizione metropolitana raggiunge livelli parossistici. E io ne ho visitate di megalopoli! Istanbul è ancora avvolta in un bozzolo che la rende affascinante, esotica; Tokyo, per un occidentale, equivale ad andare sulla luna; Singapore parla cyberpunk e New York mastica cinema e fumo dei tubi di scappamento. Hong Kong ha dimenticato il proprio passato piratesco e coloniale ma non sa inventarsi un futuro; Londra è vapori di te' e alta finanza, teste coronate e gossip. Mentre Roma è bella e indolente come una madama ma crudele come una matrigna.

La vita, qui, ti indurisce o ti rende impermeabile a qualsivoglia emozione. Ti invecchia senza farti diventare saggio. La promessa di un futuro migliore, del lavoro, del poter trovare la propria dimensione svanisce quando ti ritrovi immerso in questo groviglio di strade senza segnaletica, traffico, negozi diventati gusci vuoti, trasporti pubblici in sciopero a giorni alterni. Roma non racconta più la Storia, non costruisce più Colossei e non dipinge Cappelle Sistine. Roma è un gatto di quartiere opportunista che mangia dove capita, ingrassa con gli avanzi e non offre più alcun servigio ai suoi "padroni". Roma è la metafora perfetta della decadenza del Bel Paese, dove il grottesco si eleva a divino e la commedia ha l'amaro in bocca del tempo sprecato.