domenica 4 febbraio 2018

L'alcol e la nostalgia (di Mathias Énard)

C'è un un titolo altamente evocativo; c'è una donna fatale -non nel senso classico del termine, quanto letterale- c'è un Paese straniero esotico, avvolto in riti e paesaggi senza tempo. C'è un triangolo amoroso -ma anche qui, con sviluppi niente affatto scontati-  c'è l'inverno russo, quello che doma e che non può essere domato. C'è un po' Checov e un po' Bukowski.
E c'è un treno, IL treno per eccellenza, quella Transiberiana che da Mosca arriva a Novosibirsk, a fare da sfondo al flusso di coscienza del protagonista, per il quale i ricordi diventano grammi di vodka da bere d'un fiato in memoria dell'amico morto.
Amico o rivale? I confini di questo rapporto sono sfumati: ma basta il suo solo nome, pronunciato in un sussurro telefonico alle tre del mattino da quella che è la sua (ex?) fidanzata, a fargli prendere un volo da Parigi e tornare a Mosca, "la città dei mille campanili e delle mille e tre torri".
Rievocare un'amicizia non è mai facile: unirci il rimpianto per essere andati via, un amore troppo grande per essere contenuto nell'illusione della monogamia e la rivalità che si nutre di un ancestrale concetto di virilità può renderlo addirittura insopportabile.
Ciascuno dei tre protagnisti si anestetizza come può e come sa: la droga diventa quasi il mezzo per tessere un legame che da lucidi spezzerebbe il cuore e corromperebbe la ragione. Di certo, fa saltare i paletti del noto e del giusto, fa fare a pugni e fa mangiare "funghi e schifezze con panna acida" in piena notte.

L'alcol e la nostalgia è un libro che si legge d'un fiato, complici le 71 pagine. Una brevità densa, in cui il finale importa poco. Come nei migliori viaggi, il senso è nel viaggiare stesso, nel percorso, nella fila di parole in cui ci sono pochissimi punti e tantissime, troppe virgole a dettare il ritmo dei pensieri di Mathias.
Jeanne fa pensare ad una certa Marla, ma non c'è bisogno di essere insonni o di tentare il suicidio per attirare l'attenzione o inventarsi un io diverso: bastano l'amore per la letteratura, la fragilità delle controparti maschili, il non detto che diventa l'àncora dei ricordi scolpiti nel ghiaccio dell'inverno russo.

Non è un libro per tutti, non è un libro facile ma è un libro poetico, suggestivo, seducente: ottimi ingredienti per una lettura che è destinata a lasciare il segno.