C'è un un titolo altamente
evocativo; c'è una donna fatale -non nel senso classico del termine,
quanto letterale- c'è un Paese straniero esotico, avvolto in
riti e paesaggi senza tempo. C'è un triangolo amoroso -ma anche qui,
con sviluppi niente affatto scontati- c'è l'inverno russo, quello
che doma e che non può essere domato. C'è un po' Checov e un po' Bukowski.
E c'è un treno, IL treno per
eccellenza, quella Transiberiana che da Mosca arriva a Novosibirsk, a
fare da sfondo al flusso di coscienza del protagonista, per il quale
i ricordi diventano grammi di vodka da bere d'un fiato in memoria
dell'amico morto.
Amico o rivale? I confini di
questo rapporto sono sfumati: ma basta il suo solo nome, pronunciato
in un sussurro telefonico alle tre del mattino da quella che è la
sua (ex?) fidanzata, a fargli prendere un volo da Parigi e tornare a
Mosca, "la città dei mille campanili e delle mille e tre
torri".
Rievocare un'amicizia non è
mai facile: unirci il rimpianto per essere andati via, un amore
troppo grande per essere contenuto nell'illusione della monogamia e
la rivalità che si nutre di un ancestrale concetto di virilità può
renderlo addirittura insopportabile.
Ciascuno dei tre protagnisti
si anestetizza come può e come sa: la droga diventa quasi il mezzo
per tessere un legame che da lucidi spezzerebbe il cuore e corromperebbe la
ragione. Di certo, fa saltare i paletti del noto e del giusto, fa fare a pugni
e fa mangiare "funghi e schifezze con panna acida" in piena
notte.
L'alcol e la nostalgia è un
libro che si legge d'un fiato, complici le 71 pagine. Una brevità
densa, in cui il finale importa poco. Come nei migliori viaggi, il
senso è nel viaggiare stesso, nel percorso, nella fila di parole in
cui ci sono pochissimi punti e tantissime, troppe virgole a dettare
il ritmo dei pensieri di Mathias.
Jeanne fa pensare ad una
certa Marla, ma non c'è bisogno di essere insonni o di tentare il
suicidio per attirare l'attenzione o inventarsi un io diverso:
bastano l'amore per la letteratura, la fragilità delle controparti
maschili, il non detto che diventa l'àncora dei ricordi scolpiti nel
ghiaccio dell'inverno russo.
Non è un libro per tutti,
non è un libro facile ma è un libro poetico, suggestivo, seducente:
ottimi ingredienti per una lettura che è destinata a lasciare il
segno.